In una grigia ed umida mattina d’inverno raggiungiamo le cascate del Doccione. In questo autunno/inverno è la terza volta che vengo in questo luogo che onestamente mi ha catturato con la sua magia. Le temperature però di questo inizio anno sono disarmanti ed il manto nevoso accumulato nei due mesi precedenti è ormai un lontano ricordo. La conseguenza più logica è che mi aspetto di trovare la cascata piuttosto vivace e cosi è.
Il rumore dell’acqua è come sempre imponente già da lontano. Arrivati al punto panoramico lo spettacolo è assoluto. L’acqua è ovunque, molta di più di quella che a metà dicembre zampillava allegramente.
Il colpo d’occhio dal basso guardando su fino al salto più alto è da mozzafiato. Rispetto a dicembre non c’è neve quindi decido di scendere nell’alvio del torrente. Nonostante l’umido delle rocce sia piuttosto insidioso, scendere risulta abbastanza facile, sicuramente molto più semplice che con la neve ed il ghiaccio. Non c’è freddo, probabilmente un paio di gradi sopra lo zero.
Trovo un bel punto, sicuro e parzialmente riparato, per preparare l’attrezzatura. Monto il cavalletto, imposto il tempo che mi interessa, asciugo la lente. Il tempo a disposizione prima che l’obiettivo si faccia una bella doccia è pochissimo. Quindi, in una serie di movimenti ormai automatici, aggancio la macchina, metto a fuoco e scatto.
Ormai che il setup è fatto conviene sfruttarlo. La sensazione di calma che mi infonde questo momento è incredibilmente profonda. Sono sferzato da un pulviscolo ghiacciato di acqua. Le mani sono praticamente ghiacciate. Sembro uscito da un autolavaggio ma questo è l’ultimo dei miei pensieri. Ora sono solo contento di essere qui.
L’immagine che ottengo non è particolarmente significativa, probabilmente per valorizzare al meglio le cascate del Doccione serve un’inquadratura da più lontano in modo da permettere di vedere l’interno sviluppo dei salti. Oggi ho fatto sicuramente delle immagini migliori e con un impatto emotivo maggiore, ma questa che ho scelto tra gli scatti fatti, conserverà il ricordo magnifico di un’unione profonda con questo luogo e con questo elemento che tra tutti è quello che più mi è estraneo: l’acqua.
Leave a reply